END-TO-END
Una necessaria struggente straziante illusione di intimità

La radicale pluralità dei teatri nei Terreni Creativi
Alessandro Berti, Daniele Ninarello, Francesca Sarteanesi, quotidianacom sono gli artisti che raccontiamo in questo attraversamento del festival Terreni Creativi 2021.
[…]Un balzo in un mondo altro lo compiamo quando ci troviamo di fronte all’opera di quotidianacomEnd to End. Qui siamo nel centro di Albenga, a Palazzo Oddo: Paola Vannoni e Roberto Scappin hanno da sempre basato il loro teatro su una fertile testualità, composta da un tratto deciso, cinico e altamente filosofico, nel quale l’ironia è il risultato di un disincanto inevitabile, di una condizione di resa di fronte alle contraddizioni della vita.
D’altra parte, la ricchezza lessicale e più in generale culturale della loro scrittura è andata a confrontarsi sempre di più con un carattere performativo che oserei definire sintetico nei gesti e nelle posture.
In questo caso il sintetismo fisico arriva alle estreme conseguenze rappresentate dall’allontanamento (quasi) totale degli interpreti dalla scena. Rimane uno schermo sul quale il testo viene proiettato in tutta la sua dimensione iconografica, ovvero quella della comunicazione di WhatsApp.
Come accade negli ultimi lavori del El Conde de Torrefiel il pubblico deve seguire la storia solo attraverso le scritte proiettate. I dialoghi proiettati tra i due protagonisti però sono scambi che non portano a nulla, scivolano nell’ironia filosofica, raccontano dunque non una storia ma una condizione, tra difficoltà materiali e depressioni che incombono su due vite non più giovani; eppure c’è qualcosa di commovente nell’evidenza balsamica della parola, una sorta di potere taumaturgico in grado, nella cura del dialogo tra i due amici, di creare una piccola bolla di sincerità e mutuo aiuto.

Poi c’è la forma: Scappin mi racconta che tutto il video è stato creato attraverso Power Point, ecco un retrogusto da fine anni Novanta, un barocchismo grafico  che si accompagna ai suoni di WhatsApp e i video, alle emoticon che i due si scambiano; ogni tanto è come se la comunicazione esplodesse: la grafica naïf e kitsch di alcuni momenti e poi un pezzo dei Radiohead, in uno stridore che ci interroga sensibilmente. Nel finale torneranno i corpi degli attori, forse, due ombre, ancora uno scambio di battute, ancora quella mortifera brillantezza, poi il buio.

(Andrea Pocosgnich, 26 Agosto 2021, TeatroeCritica)